Il contributo della scuola dell’infanzia nella costruzione dell’identità del bambino

Di Riccardo Mattia - Professional Counselor e Orientatore Scolastico

Spesso, l’immagine che presentiamo agli altri non ci rappresenta per davvero, perché strettamente connessa a ciò che pensiamo di essere e vogliamo mostrare alle persone che ci circondano. Partendo da questa affermazione, l’immagine che abbiamo di noi stessi si sarebbe consolidata a tal punto, da fondersi (e confondersi) con quella che consideriamo la nostra vera “identità”.

E se non fosse così semplice?
E se esistesse un mondo sommerso e nascosto alla nostra coscienza, che ci impedisce di realizzare che, oltre la punta dell’iceberg, ci sia molto altro?

Questo articolo contiene una proposta: considerare la possibilità che tutto ciò che pensiamo di noi stessi, sia frutto di una costruzione artificiosa. “Sovrastruttura” che, in una fase antica della nostra vita, ci avrebbe portato a soffocare e reprimere la nostra parte più autentica. Quindi, la nostra vera natura e identità. Alla base di questo processo, un meccanismo difensivo, che ci ha protetto e salvato dai traumi della vita, da una ferita del passato o da un bisogno negato, di amore, di riconoscimento o di autonomia.
Questo aspetto ci accomuna tutti. Credo sia importante chiedersi, però, se ciò non possa aver limitato la nostra libertà di espressione. Se non ci abbia sviato da quel percorso che, inconsapevolmente, ma in modo spontaneo, avevamo tracciato per noi. Fino a portare una “maschera” e identificarci in un ruolo, magari per farci accettare e ben volere, prima dalla famiglia e poi dalla società.

Che ruolo ha la scuola?

La scuola non dovrebbe limitarsi a essere un luogo di apprendimento, ma sostenere un approccio orientato alla persona. Dovrebbe tenere in considerazione le emozioni del bambino e i suoi bisogni, in primis quello di essere riconosciuto, in quanto individuo unico e speciale, con le sue potenzialità e peculiarità. Certamente, l’ingresso in un nuovo ambiente, diverso da quello famigliare, non lo lascerà indifferente. Allora, sarà opportuno interessarsi a lui, ascoltarlo e connettersi con il suo stato emotivo, senza giudizio.
Nello specifico, mi riferisco alla scuola dell’infanzia, che ha un ruolo cruciale, proprio perché accoglie il bambino in un’età molto delicata, che è alla base dei suoi orientamenti futuri e della costruzione della propria identità. Il bambino potrebbe trovare nella scuola un prezioso alleato, in grado di arginare eventuali suoi stati di malessere e di disagio. Di porsi come il custode dell’integrazione originaria del suo Sé. Soddisfacendo e potenziando, così, non solo la dimensione cognitiva del bambino, ma anche quella emotiva e affettiva.
Il benessere dei nostri bambini dipende proprio da noi. Essi necessitano di supporto e orientamento, per sviluppare un’immagine di sé, che sia fonte di autostima, fiducia nelle proprie capacità, gratificazione e consapevolezza di quello che sono. L’obiettivo è aiutarli a muoversi nel mondo, in modo sicuro, sviluppando relazioni sane e appaganti. Prima fra tutte, quella che intercorre con loro stessi, così che la propria anima non sia lacerata dal dolore o dalla paura, finendo per portarsi degli strascichi anche in età adulta.

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